MI MANCA IL MIO EX-AMMINISTRATORE DELEGATO.
Nella mia ex-banca l’amministratore delegato voleva che lo chiamassi la mattina alle 7,30 per comunicargli i risultati della giornata precedente. La nostra conversazione poteva durare tre minuti, invece si prolungava sempre a circa 15. Esattamene il tempo che bastava. Alla fine della nostra telefonata mi alzavo dalla tazza e gli facevo sentire lo scarico e in risposta sentivo un altro scarico.
Mi manca molto il mio ex-amministratore delegato.
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LA DOCENTE GESTORE DI UNA SGR
Mi sono iscritto ad un corso di finanza. La docente è gestore in una SGR. Non è bellissima ma sensuale. Mi affascina in particolare come segue con il suo cellulare la guerra in corso. Ha un collega a New York e uno a Hong Kong che la tengono informata sulle manovre delle truppe 24 ore su 24. In funzione di come si muovono, decide cosa fare. Per lei è importante che prima di tutto vengano conquistati i pozzi e via dicendo. Il fondo che gestisce è il migliore della sua categoria, stacca tutti i suoi colleghi maschietti. E’ proprio forte. Porta sempre una gonna aderente che fa vedere due gambe bellissime che stonano con i suoi discorsi seriosi. Decido di invitarla a cena e, con un pretesto di lavoro, ieri riesco a convincerla per un pranzo.
Ordino e mangio il primo, il secondo, il contorno, la frutta, il dolce, il caffè. Chiedo anche il conto. Lei sempre al suo cellulare che parla in inglese, italiano, francese, spagnolo, tedesco e poi arriva a dirmi: “Hai già finito?”
Dasvidania.
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L’ASPETTO NON E’ TUTTO
Quando ho visto Manuele non credevo ai miei occhi? E pensare che siamo in una banca…
Ma forse do troppo peso alla forma: non devo fermarmi alle apparenze, in fondo l’aspetto non è tutto.
– Buongiorno Jack – mi dice – dove trovo il giornale di oggi?
Lo guardo: i suoi pantaloni parlano di acqua alta in casa. Riesco a intravedere i pedalini che fanno capolino candidi tra l’orlo dei pantaloni e le sue scarpe di cuoio chiaro.
L’aspetto non è tutto, mi ripeto, alzando lo sguardo e mi fermo ad altezza colletto: una cravatta gialla troneggia spavalda ravvivata da un gruppo di papere blu.
Si, l’aspetto non è tutto, devo convincermene. E mentre cerco di farmi violenza il mio occhio cade sulla cintura: uno di quegli introvabili reperti anni settanta, con fibbia lucida e logo smaltato blu e rosso. Un ricordo d’infanzia non c’è che dire. La giacca invece sembra uscita direttamente da un serial anni ottanta, le spalle imbottite parlano chiaro.
– Manuele senti…
– Si Jack?
– Il giornale di oggi è li sotto la mia borsa.
– Grazie Jack.
– Figurati: hai una macchia di sugo sulla camicia.
– Dove? Ah già, gli spaghetti aglio, pomodoro e vongole.
– Hai un’altra camicia qui in ufficio?
– No perché? Ti serve una camicia Jack?
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PERSONAL TRAINER
Un mio cliente mi ha letteralmente costretto a iscrivermi nella palestra che frequenta altrimenti avrebbe ritirato i 2 milioni di euro che mi ha affidato. A suo avviso devo dimagrire.
E’ uno che si tratta bene. Va nella migliore palestra di Milano.
Contante alla mano, sfoggio un sorriso erotic-imbronciato alla receptionist e ho avuto a disposizione duecento metri quadri di superattrezzi dell’ultima generazione, aggeggi e congegni elettronici computerizzati aerodinamici, progettati per l’ottenimento delle più raffinate performances fisiche, psico-fisiche e fisiologiche. Venti bagno-sauna a temperatura regolabile con possibile e fedelissima riproduzione di clima tropicale, sub-tropicale e perfino savan-sahariano, escursioni termiche incluse. Decine di docce ad acqua minerale, calda o fredda, con getto rapido o a fontanella, con schiuma o senza schiuma. E poi: solarium, idromassaggio, massaggio, intero o parziale, con a scelta, ragazza italiana, padana, gallese o brasiliana, o, nei casi estremi, con tutte e quattro insieme. Insomma, un’oasi tecnologica di benessere votata alla scultura dell’homo rudens.
Ieri è stato il mio primo giorno. Sono andato preparato, naturalmente. Tuta priva di qualsivoglia fibra sintetica, asciugamano intorno al collo e deodorante pro traspirazione rallentata.
– Dove posso trovare l’istruttore? – chiedo alla receptionist, con sorriso a ottantaquattro denti, stavolta, quello delle occasioni migliori, che uso di solito con molta parsimonia.
– Lo chiamo subito, signor La Mosca. La raggiungerà in un istante. – fa lei, sottolineando quel “subito” e rispondendo al mio sorriso in maniera più che generosa.
L’hanno addestrata bene, direi.
(continua…)
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L’AMICO TIRCHIO
Ho un amico tirchio.
Sapete di quelli che quando ti invitano a prendere il caffè scoprono sempre di aver dimenticato il portafogli o di aver soltanto un pezzo da 500…
“Ma scusi, vuol pagare 2 euri e 20 con un biglietto da 500?…”
“A parte che non si dice dueeuri ma dueeuro e poi lo sa che siete obbligati a cambiare? Il decreto legge in materia di obblighi dei gestori di esercizi pubblici impone…”
“Ehm, lascia stare, faccio io…”
Una volta mi ha chiesto in prestito diecimila euro. Gliene ho offerti novemila e mi ha accusato di negargli la miseria di mille euro.
Qualche tempo dopo sono stato io a chiedergli diecimila euro e lui me ne ha offerti mille, facendomi notare con tono di rimprovero che mi prestava volentieri la stessa cifra che io gli avevo rifiutato.
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IL DIRETTORE COMMERCIALE
– Buongiorno dottor Rossi come sta?
– Si potrebbe stare meglio, lei come sta signor La Mosca?
– Grazie molto bene. Basta non prendersela troppo per l’andamento delle borse. Le preparo la sua posizione?
– No per carità, parliamo di investimenti la prossima volta. L’ho chiamata perché mio figlio vuole fare il direttore commerciale in una banca, può indicarmi i requisiti richiesti.
– Non conosco molti direttori commerciali. Se vuole posso darle qualche indicazione su quello della banca dove lavoravo nel 2002. Lo conosco bene avendo lavorato oltre 10 anni in quella banca e poi è unico nel suo genere.
– Bene allora iniziamo dal titolo di studio.
– Diplomato con il voto più basso. Questo gli ha dato energia e voglia di riscatto.
– Conoscenza lingue straniere?
– Nessuna conoscenza di lingue straniere, tranne il dialetto stretto del suo paesello di origine.
– Conoscenze informatiche?
– Nessuna tanto c’è la segretaria.
– Presenza?
– Bella presenza e immancabili le sue bretellone.
– Tendenza?
– A dire bugie
– Faccia?
– Di bronzo.
– Segni particolari?
– Furbo.
– Grazie signor La Mosca
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LA MIA AMICA STRANA.
La prima volta che siamo usciti fuori a cena ha voluto pagare lei. Non c’è stato nulla da fare. Mi ha impedito categoricamente di pagare.
– Che caratterino – mi sono detto.
La seconda volta che ci siamo visti a un aperitivo ha assolutamente insistito per fare alla romana:
-ah no, dividiamo Jack! – mi fa.
E dividiamo. Tanto mica si tratta di utili. E’ solo un Martini.
La terza volta che l’ho invitata fuori, ho prenotato in un ristorante niente male, intimo quel tanto che basta per trascinare i più in un vortice romantico. I più. Non lei. Che mi ha parlato di lavoro tutta la sera.
– Sono 70 euro a testa. Che facciamo? – chiede a fine cena – Pago con la carta di credito e tu mi dai i contanti?
– Mi farebbe piacere se potessi offrirti questa cena, Antonella – Non l’avessi mai detto.
– Mi farebbe piacere se mi lasciassi pagare la mia parte: voglio essere padrona delle mie azioni io.
E chi te le tocca più? Poi se hai bisogno di un consiglio su quando e come venderle, non chiederlo a me però.
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CONVALESCENZA CRONICA
Non so se l’avete notato, ma quando si parla di borsa si usano spesso verbi che hanno a che fare con la medicina e la salute. Innanzitutto, in borsa “si opera”.
Dopo l’operazione, ovviamente, c’è la convalescenza e la borsa “si riprende”. Poi “riceve un’iniezione di fiducia”, quindi “si rialza” e “si irrobustisce”.
Poi fatalmente, accade qualcosa. La borsa comincia a dare “segnali di stanchezza”, quindi “inciampa”, segue, ahimè, una “caduta”. Ecco dunque che tutti “accorrono al suo capezzale”, preoccupati e solerti, spesso complicando ulteriormente le cose invece di semplificarle.
Oggi, anch’io mi sento un po’ malfermo sulle gambe. Sarà meglio che non lo faccia sapere in giro.
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PAUSA PRANZO AL BAR CON UNO CHE NON SCHERZA MICA
– Cosa prendi? -Marcello guarda schifato la vetrinetta della tavola calda sotto la banca, traboccante di panini , piattini e tramezzini per tutti i gusti.
– Non lo so Jack, tu cosa prendi?
– Un piatto di prosciutto crudo.
– Scherzi? Ah no, io no. Non avranno né San Daniele né Parma. No, per carità. Per me un piatto di verdure alla griglia andrà benissimo.
– Sei a dieta Marcello?
– No, ma qui non mi fido: la settimana scorsa sono andato a mangiare al Lucullio, sai quel ristorante tutto rivestito in alcantara con i tappeti persiani e il cameriere personale?
– No, non lo conosco.
– Scherzi? E’ un posto della madonna. Lì sì che si mangia da Dio: hanno un Parma che si scioglie in bocca e poi è un ambiente pieno di bella gente.
– Sono tutte fotomodelle?
– Scherzi? Volevo dire che sono tutte persone di un certo livello ecco. Solo Porsche, BMW Roadster e Mercedes Pagoda per intenderci. Cosa bevi?
– Non saprei , una birra o un bicchiere di Chardonnay se ce l’hanno.
– Scherzi? No, io mi faccio fare una bella centrifuga di carote biologiche che fanno bene alla pelle.
– Non credo che abbiano le carote biologiche qui.
– Scherzi? Ma è imbarazzante. Da me in palestra hanno pure quella di porro vitaminizzato.
– Ma qui siamo in un normalissimo bar del centro, Marcello. Prenditi un latte di struzzo della Papuasia.
– Scherzi?
– Chi, io? Scherzi?
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PAUSA PRANZO CON LECCA LECCA
Allora Jack, come ti vanno le cose? Hai comprato titoli interessanti?
– Non mi lamento, potrebbe andare peggio. Tu?
– Ah io ho comprato un milione di Arrilona come mi avevi consigliato e l’altro giorno quando la borsa è salita di 3.4 ZAC, le ho vendute tutte: un bel colpo Jack, grazie.
– Figurati, è stato un piacere, peccato che io non le ho comprate. E il lavoro come ti va?
– Che ti devo dire, sono davvero contento di far parte di questa banca Jack. Siamo i migliori.
– Non esageriamo.
– Come non esageriamo? Sei un grande, il nostro amministratore delegato poi è un genio, vorrei fare qualcosa per piacergli.
– Davvero? Portagli una cassetta di Dom Perignon allora.
– Pensi sia una buona idea? Sì, domani vado a comprarla giuro. Lo stimo moltissimo. Io stimo tutti quelli come lui, intelligenti e potenti.
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LA DONNA ORGANIZER
Isabella è veramente una donna organizzata. Nella sua vita nulla è lasciato al caso. Si alza alle sette. Fa colazione alle sette e mezza. Va al lavoro alle otto. Va a letto alle undici. Trova uno spazio per tutto e tutti, lei. Anche per me.
Io sono quello dell’aperitivo del mercoledì: ogni settimana, dalle diciotto e cinquanta alle diciannove e trenta. E oggi è il mio giorno. Ordiniamo un gin tonic per lei e un negroni sbagliato per me. Due chiacchiere, qualche risata e all’improvviso la mia attenzione è catalizzata da qualcosa che sta sul bancone del locale. Vicino al bicchiere di gin tonic. Isabella ha distrattamente appoggiato le sigarette e le chiavi della macchina. La mia mente fa un paio di collegamenti sinaptici rapidissimi. E senza proferire parola manda l’impulso alla mano destra: che con scioltezza e maestria si appoggia a conchiglia sul mazzo di chiavi e lo fa scomparire. Sim sala bim.
Sono le sette e ventotto. Il mio tempo sta per scadere. Ci dirigiamo verso l’uscita del bar. Lei avanza a grandi passi. Varca la soglia e si blocca: la sua mano scandaglia febbrilmente l’interno della borsa.
– Che succede Isabella?
– Le chiavi della macchina Jack. Non le trovo più. Sono in ritardo. Accidenti e adesso?
Rientra nel locale, corre veloce verso il bancone e torna indietro sconsolata.
– Niente chiavi Jack… le ho perse.
– Vedrai che te le troveranno, saranno cadute sotto il bancone. Domani mattina quando puliscono chiamo io il locale, non preoccuparti.
– Dio, sono le sette e trentuno! Mi daresti un passaggio per favore?
? Lo farei volentieri Isabella, ma purtroppo oggi sono venuto a piedi.
– A piedi? Ma lavori dall’altra parte della città!
– Si ma mi andava di camminare. Sai com’è, oggi mi è presa così. Tu guarda che sfiga…
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L’EX-COLLEGA (esclusiva dal thiller finanziario jackfly)
– Ciao Jack come stai?
– Ciao my friend tutto bene, mai stato meglio.
– Ho visto il tuo sito ma è uno scherzo o cosa altro?
– Tutto vero e soprattutto sotto controllo.
– Qui ti considerano andato di testa.
– E cosa vuoi che dicano? Mi sorprende che ancora qualcuno li sta ad ascoltare. Cosa aspetti ad andare via: Tu sei tra i pochi che merita una banca guidata da gente seria.
– Ma cosa ti hanno fatto?
– Tutto.
– E cosa vuoi?
– Rivoglio la mia vita, la mia dignità. Voglio tutto e anche di più.
– Sei arrabbiato con gli ex-colleghi che ti hanno contattato i clienti?
– Ma figurati, cosa vuoi che mi importi di quattro sciacalletti, camuffati da private bankers. Io voglio la testa dei mandanti.
– Cosa vuoi?
– Voglio che gli azionisti licenzino il management e per primo l’egregio faccia di culo. Nulla di più. Fino all’ultimo mio respiro lotterò per questo.
– E se non lo fanno?
– Gli azionisti sono intelligenti.
– Qui c’è divieto di parlarti altrimenti ci revocano il mandato ma sappi che io sono con te!!!
– Hai titoli bancari in portafoglio?
– Si qualcosa jack.
– Posso darti un consiglio
– Certo
– Vendi e subito il titolo bancario quotato alla Borsa di Milano che ancora non ha scontato la ribellione di JACKFLY.
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LA STRONZA
– Ciao Jack, sono Sofia
– Ciao, come stai?
– Io bene, volevo sapere come stai tu?
– Io sto bene, che pensiero gentile chiamarmi. L’ultima volta è stato due anni fa. Dove eravamo?
– Dentro il letto di casa tua.
– Si mi ricordo è stato bello.
– Jack anche per me. Ti chiamo perché tra due mesi mi sposo, in più aspetto un bambino e volevo sapere se tu stavi bene.
– Si sto bene.
– Sicuro
– Certo, sei sicuro?
– Sicuro. Ma perché? Che cazzo dovrei avere?
– Non si sa mai, con le malattie che ci sono in giro…
– Stai tranquilla, ho donato il sangue un mese fa ed è tutto regolare.
– Jack ti ricorderò sempre e grazie per la buona notizia.
– Ciao Sofia e figli maschi.
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LA DOWJONESITE
Negli ultimi tempi nel mio ufficio c’è depressione che si acuisce o meno con la chiusura della Borsa americana.
Personalmente la sera stacco dal lavoro e non voglio saperne altro. Un mio collega, tale Ermenegildo, invece è ammalato di dowjonesite. Fino al 2001 lavorava in banca e questa è la sua prima crisi da promotore finanziario. Fino a un mese fa circa mi chiamava tutte le sere per affliggermi ancora con l’andamento dei mercati. L’ultima sera che l’ho sentito mi ha chiamato al cellulare: “Ehi Jack, il Dow Jones perde il 3%. Cazzo, domani sarà un nuovo bagno! Io non c’è la faccio più”. Stavo cenando in dolce compagnia spagnola. La tipa mi espone una analisi dettagliata sulle differenze tra l’uomo spagnolo e l’uomo italiano. Insomma sono nell’importantissima e affascinante fase dell’approccio. Ermenegildo insiste e devo gestire la sua ansia dalle 21.15 fino alle 22.30. Piange e questo mi amareggia perché l’ho reclutato io, l’ho convinto io a fare questo lavoro del cazzo. Alcune settimane dopo sono riuscito a convincere il management a fare assumere Ermenegildo, il suo stipendio sicuro a fine mese avrebbe fatto bene alla sua stupida ansia. Mi dicono che alle 17.00 in punto è fuori dalla banca ma soprattutto che sorride. Questa volta c’è da ringraziare la mia banca. Grazie banca, sentitamente.
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CITAZIONE
Storici e romanzieri hanno sempre saputo che la tragedia è prodigiosa nel rivelare la natura dell’uomo. Ma mentre hanno fatto largo uso di guerre, rivoluzioni, povertà per mostrarla, stranamente hanno trascurato i panici finanziari. E invece, proprio in ciò è possibile apprezzare la svariata idiozia dell’azione umana perché, sebbene il momento sia veramente tragico, in fondo non si perde altro che denaro.
John Galbraith, Il grande crollo
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ASPETTANDO CHE MUOIA
Ieri sono stato da un potenziale cliente che ha chiamato per avere informazioni su un nostro prodotto. Mi riceve in cucina dove un bottiglione di vino da 5 litri, mezzo vuoto non preannuncia niente di buono.
E’ anziano, fa 107 anni a giugno. E’ anche un po’ sordo e non ci vede quasi nulla. Ma si fida e mi fa vedere tutti gli estratti conto della banca. Mi accorgo che tutti i suoi risparmi, circa 330 mila euro, sono sul conto corrente. Lo ascolto con interesse e mi racconta della sua ex professione di architetto, degli impegni di lavoro che gli hanno impedito persino di sposarsi, che ha vissuto a lungo da solo perché tutti i suoi fratelli e amici sono ormai morti. Aggiunge che da qualche mese i figli dei figli del fratello di suo cognata si sono sistemati fissi nella sua casa.
La prima cosa che gli propongo è un mix di titoli esenti da tasse di successione e sicuri quindi un fondo monetario e qualche Ctz e Btp quando delle ombre entrano in cucina. Sono i “pronipoti”. Le loro facce mi consigliano prudenza. “C’è qualcosa che non va nelle scelte di nostro zio?” mi chiedono. “Certo, ha troppi soldi sul conto corrente”, replico. “E a te che cazzo te ne frega? I soldi dello zio stanno bene dove stanno”, mi intima con un tono minaccioso. A questo punto il buon senso ha il sopravvento: qualche migliaio di euro non giustifica un inutile lite. Assicuro il nonno sul fatto che è stato molto ben consigliato nel tenere tutti i soldi sul conto corrente e soprattutto, viste le incertezze del mercato, che è ancora più intelligente lasciare tutti i soldi sul conto corrente magari per sempre”. Dopo ciò mi viene offerto del vino e accetto di bere. Entro in confidenza e scopro che tutti aspettano la morte del vecchio per prendere i soldi dal suo conto corrente. Ma il vecchio non si decide a morire. Ehi, è proprio vero! Morte desiderata non arriva mai.
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CITAZIONE
“Il profitto è tutto”
L’amministratore delegato della ex banca di Jack
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CITAZIONE
“La guerra risparmia non il coraggioso, ma il codardo.”
Anacreonte, frammento
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CITAZIONE
“Nella vita bisogna scegliere fra guadagnare denaro e spenderlo: non si ha il tempo di fare entrambe le cose.”
Edouard Bourdet, Les temps difficiles
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